I numeri del vino 2020
Puntuale come ogni anno, il Corriere Vinicolo, in partnership con l’Osservatorio del vino, ha recentemente pubblicato la decima edizione del proprio annuario statistico sul mondo del vino. Di seguito una breve sintesi dei dati più interessanti.
Le superfici
Il primato per superficie vitata rimane in mano alla Spagna, con 960.758 ettari al 2018. Seconda la Francia, terza la Cina, la più affamata di suolo, con 300.000 ettari di aumento tra il 2004 e il 2016 (+72%), anche se – nel caso della nazione asiatica – il dato comprende anche la terra destinata alla produzione di uva da tavola. Quarta l’Italia. La Bulgaria dimezza la sua superficie in poco più di un decennio, dal 2004 al 2018, riflettendo il lento passaggio da Paese con enormi aziende enologiche statali a Paese con piccole realtà private. Raddoppio anche per il vigneto indiano, nel cui conto però – al pari della Cina – va inclusa la schiacciante predominanza dell’uva da tavola. Crescita costante per la Nuova Zelanda, che dai 18.000 ettari del 2004 è arrivata ai 38.000 del 2018, e per la Russia, favorita dalle nuove politiche vitivinicole di sostegno e dalla costante “campagna acquisti”, con alcuni dei migliori enologi europei da tempo invitati a scoprire e valorizzare il territorio della federazione.
La produzione
La nazione più produttiva si conferma l’Italia, con quasi 55 milioni di ettolitri prodotti nel 2018, seguita dai poco più di 49 milioni della Francia. Terza la Spagna. Sostanzialmente stazionari gli Stati Uniti, mentre la Cina registra un sensibile calo, segnale, più che di una maggiore attenzione alla qualità prodotta, a un calo dei consumi, imputabile in particolar modo alla concorrenza dei vini stranieri e alla guerra dei dazi in corso con gli Stati Uniti. Una contrazione, secondo Drink Business, che rischia di scoraggiare la lenta progressione qualitativa dei vini made in China.
I consumi
In lenta ma costante crescita il consumo di vino nel mondo. I rosati vedono una leggera flessione, tranne in Cina, dove i consumi crescono con costanza. Una decisa crescita dei vini bianchi si manifesta soprattutto negli Stati Uniti, in Canada, Giappone, Cina, Repubblica Ceca e Paesi Bassi. Le bollicine riscuotono un progressivo successo in Italia, Stati Uniti, Inghilterra, Giappone, Belgio, Brasile e Polonia. Il consumo di rossi cresce esponenzialmente in Cina, ma anche in Canada.
In Italia lo zoccolo duro dei consumatori appartiene alla fascia degli over 65, che da sola assomma il 26% dei consumatori. Seguono a ruota gli appartenenti alla fascia 45 – 54 (20%), poi quella compresa tra i 18 e i 34 anni, che riunisce il 19% dei consumatori. In rapporto al totale nazionale la Lombardia è la regione con il maggior numero di consumatori, seguita da Lazio e Veneto. In base al totale della popolazione regionale, invece, è l’Emilia – Romagna a occupare il primo posto: il 63% dei residenti consuma vino, seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano e dalla Valle d’Aosta.La Puglia è la regione più promettente in termini di consumo, seguita dalla Provincia Autonoma di Trento e dalla Basilicata.
Import – export
Tra i paesi esportatori, Francia e Italia continuano a fare la parte del leone, seguite ad ampia distanza da Spagna, Australia e Cile. La Francia si conferma il maggiore esportatore di vini spumanti, gli Stati Uniti il primo acquirente. La Spagna è prima per esportazioni di vino sfuso (terza l’Italia, settima la Francia), mentre l’Inghilterra è la prima tra i compratori. Tra gli importatori, gli Stati Uniti compongono il 17% del quadro, seguiti da Cina e Inghilterra. L’Italia sembra la nazione preferita da USA e Germania per gli acquisti di vino fermo e frizzante, con un valore rispettivo di 1,5 miliardi di dollari e di 640 milioni di euro, ma se si parla di bollicine entrambi mostrano una netta preferenza per i francesi (744 milioni di euro contro 444 negli USA e 243 milioni di euro contro 83 in Germania).
Igp e Dop
L’Italia del vino in bottiglia, al 2018, apparteneva per il 15% alle Docg, per il 52% alle Doc e per il 33% alle Igt. Le Igp più imbottigliate sono Terre Siciliane e Veneto, con minimi scarti di quantità, seguiti da Emilia, Puglia Toscana. Tra le Doc trionfa il Prosecco, che da solo copre il 23% della produzione, seguito dal Delle Venezie. Il Chianti è la Docg più imbottigliata, poi Asti e Moscato d’Asti.
Il mondo del biologico
Attualmente, poco più del 5% del vigneto mondiale è certificato biologico, ma il trend è costantemente in crescita. Spagna, Italia e Francia detengono da sole il 71% del totale delle superfici coltivate a uva biologica, compresa quella da tavola. In Italia la superficie coltivata a biologico è all’incirca del 16%, con la Sicilia a detenere il primo posto per estensione (29% del totale), seguita da Puglia (16%) e Toscana (14%). Il primato per superficie bio più estesa, in rapporto al totale del proprio vigneto regionale, spetta però alla Calabria, che arriva quasi al 42%, con Marche e Sicilia a seguire, con circa il 32% del proprio totale. I mercati esteri più promettenti per chi vuol vendere vino biologico sembrano la Finlandia, dove il 70% dei consumatori ha dimestichezza col tema, la Svezia (65%) e gli USA (50%).
Vini senz’alcol, vegani, biodinamici, naturali
Il tema del vino a basso contenuto alcolico sembra stare particolarmente a cuore alla Nuova Zelanda, il mercato più attraente per questa tipologia. Anche la sostenibilità ambientale è un argomento particolarmente sentito, e il vino frutto di agricoltura sostenibile è secondo solo al biologico come tipologia di acquisto green preferita, soprattutto in Spagna e Portogallo. Segue il vino equosolidale, il cui mercato elettivo di sbocco è l’Inghilterra, in cui si consuma una bottiglia su tre tra quelle spedite in giro per il mondo col marchio Fairtrade. I vini environmentally friendly, amici dell’ambiente, e quelli carbon neutral, a zero emissioni di carbonio, trovano terreno fertile in Spagna. L’Australia è sensibile ai vini senza conservanti, mentre il Giappone lo è a quelli senza solfiti. In Finlandia i riflettori sono puntati sui vini biodinamici evegani, mentre la Svezia mostra un certo interesse per il vino analcolico.