AIS Lazio
La sede AIS in Lazio e le sue delegazioni
Il territorio
L’ombra imponente della capitale, Roma, si allunga su tutto il territorio del Lazio, uno scrigno di emozioni che spaziano dalle bellezze paesaggistiche ai siti archeologici, dai luoghi d’arte alle seduzioni della cucina e della tradizione vinicola, che riporta all’immagine delle ‘fraschette’ dei Castelli Romani, simbolo di gioviale convivialità ma anche di vini non sempre di pregio.
- 9 Delegazioni regionali
- xxxxx Soci iscritti
- xxxx Corsi ogni anno
- xxxx Eventi regionali
- xx Bottiglie stappate
- x Nuovi sommelier ogni anno
Il Lazio e il vino
La superficie vitata è di circa 23.535 ettari, concentrati per quasi la metà nella provin- cia di Roma. Nel 2013 la produzione è stata di circa 1.552.000 ettolitri di vino – il 31% DOP e il 19.8% IGP – ottenuti soprattutto da vitigni a bacca bianca, che occupano oltre il 76% del vigneto. Trebbiano toscano e malvasia bianca di Candia occupano il 60% del vigneto laziale.
Il trebbiano toscano (32%) o procanico, grazie a doti di adattabilità, vigoria e produttività, è il vitigno più diffuso, vendemmiato generalmente verso la metà di settembre, e dà vini profumati di fiori di campo e frutta a polpa gialla, morbidi ed equilibrati.
Dalla malvasia bianca di Candia (28%) si ottiene un vino di buona aromaticità, floreale e agrumato, sapido e con un finale ammandorlato. Malvasia bianca di Candia e trebbiano toscano, con una minore percentuale di malvasia del Lazio e di greco, formano l’uvaggio del famoso Frascati.
La malvasia del Lazio (3%) – malvasia puntinata, gentile o nostrale – è oggetto di una certa rivalutazione. A causa della grande sensibilità a diverse malattie della vite, aveva perso terreno a favore della malvasia bianca di Candia, più resistente e produttiva ma di qualità decisamente inferiore. Oggi, vinificata in purezza, regala al vino aromi intensi di magnolia e albicocche, mele e gesso, una buona dotazione alcolica e una particolare sapidità.
Coltivato principalmente nella zona di Nettuno – dove è chiamato cacchione – e in provincia di Latina, il bellone (2.3%) dà un vino profumato di pesche gialle, nespole, pompelmo, miele e frutta secca, fresco, sapido e da gustare in gioventù.
Nel Lazio meridionale spicca il moscato di Terracina, originario del Medio Oriente e portato sulle rive del Mare Mediterraneo dai coloni greci provenienti da Samos e dalle coste della Jonia. Secco, amabile, passito e spumante, svela la sua matrice aromatica con sentori di rose e pesca bianca, muschio e salvia, oltre a una buona persistenza gusto-olfattiva
Sempre in provincia di Roma si trova il bombino bianco – detto ottonese nella zona di Tivoli – già citato nel 1825 da Giuseppe Acerbi nell’opuscolo Delle viti italiane come una tra le specie più coltivate in queste zone. Spesso impiegato in uvaggi, offre profumi delicati e discreta freschezza.
Il greco è allevato soprattutto in provincia di Viterbo ed è utilizzato per produrre l’omonimo vino bianco, secco o spumante, dal bouquet delicato e dal gusto lievemente ammandorlato.
Sulle dolci colline ciociare si trova la passerina, che dà il più rinomato dei vini bianchi locali, l’IGP Passerina del Frusinate, profumato di fiori di sambuco, mela verde e paglia, dotato di ottima freschezza.
Le uve a bacca nera più coltivate sono merlot, sangiovese e montepulciano, anche se il cesanese comune e di Affile sono i simboli del vigneto laziale, con piccole quantità di aglianico, alicante, barbera, bombino nero, carignano, grechetto rosso, greco nero, olivella nera, primitivo e sciascinoso.
Merlot (6%), cabernet sauvignon, cabernet franc e syrah sono diffusi in quasi tutto il territorio e si esprimono al meglio, così come lo chardonnay, in ottime IGP. Alcuni Syrah del Basso Lazio, liberano sentori di tabacco, liquirizia e spezie, con buon corpo e morbidezza, i Merlot della Tuscia, strutturati ed eleganti, offrono profumi di frutti rossi maturi, spezie dolci e cacao, e qualche taglio bordolese di notevole pregio è prodotto nella zona dei Castelli Romani.
Sangiovese (5.5%) e montepulciano (3.4%), pur essendo discretamente diffusi, non danno vini particolarmente significativi sotto il profilo qualitativo.
Pur coprendo solo l’1.5% della superficie vitata, il cesanese – comune e di Affile – è la varietà che identifica il vigneto regionale. Vitigno produttivo e con maturazione medio-tardiva, è localizzato soprattutto nella provincia di Frosinone e solo dai primi anni del XXI secolo ha conosciuto un graduale processo di crescita qualitativa, che ha portato alla produzione di vini con sfumature di frutti rossi maturi e spezie, tabacco e cuoio, di corpo, morbidi e con un’ottima componente alcolica.
Diffuso soprattutto in provincia di Latina, il nero buono dà vini interessanti, in uvaggio o in purezza e con calibrati passaggi in legno, dotati di un bel colore rubino, note di frutti di bosco e alloro, noce moscata e china, vivaci, sapidi e con un finale di marasca e pepe.
Il canaiolo nero alligna egregiamente sui Colli Viterbesi, dove dà un vino rosso rubino intenso, profumato di ciliegie e bacche selvatiche, di buona struttura e con un finale appena amarognolo.
Originario della Grecia e adottato dagli Etruschi, l’aleatico si esprime al meglio sulle pendici dei Monti Volsini, dove dà il dolce Aleatico di Gradoli, profumato di frutti e fiori rossi, muschio ed erbe aromatiche.
Le zone vitivinicole
Le Delegazioni di AIS Lazio
L’Associazione Italiana Sommelier è presente in Lazio con 9 delegazioni:
- Castelli Romani
- Fiumicino
- Rieti
- Roma
- Tivoli
- Colli della Sabina
- Viterbo
- Latina
- Frosinone