AIS Romagna
La sede AIS in Romagna e le sue delegazioni
Il territorio
Spiagge vivaci e variopinte, colline costellate di casolari e trattorie dove gustare i piatti più genuini e tradizionali, ma anche un ampio respiro artistico – che emerge nei mosaici di epoca bizantina che si possono ammirare a Ravenna – fanno della Romagna una terra accogliente e da scoprire nei suoi aspetti più interessanti.
- 6 Delegazioni regionali
- 1.400+ Soci iscritti
- 40+ Corsi ogni anno
- 20+ Eventi regionali
- 5.000+ Bottiglie stappate
- 150+ Nuovi sommelier ogni anno
La Romagna e il vino
In Romagna la coltivazione della vite ha una importante valenza economica e interessa una superficie di oltre 23.000 ettari, distribuiti per il 76% in pianura, per oltre il 23% in collina e per meno dell’1% in montagna.
Nel 2013 la produzione è stata di circa 3.040.000 ettolitri di vino, con una prevalenza di quelli bianchi (70%), grazie soprattutto al trebbiano romagnolo, che domina nel territorio pianeggiante a nord della Via Emilia. Il quadro ampelografico è vario, grazie a vitigni nazionali, internazionali e a numerosi autoctoni.
Il trebbiano romagnolo è in assoluto il vitigno più coltivato in Romagna, tanto che interessa il 53% dell’intera superficie vitata. Vitigno a maturazione media, è in genere vinificato in acciaio o in vasche di cemento e dà vini con profumi delicati di fiori bianchi, leggeri e dotati di buona freschezza, caratteristiche che lo rendono adatto anche alla spumantizzazione. Negli ambienti collinari il trebbiano romagnolo porta all’elaborazione di vini tendenzialmente più profumati e strutturati, ma da questo vitigno si ottengono anche vini-base per la produzione di Vermodi vini tendenzialmente più profumati e strutturati, ma da questo vitigno si ottengono anche vini-base per la produzione di Vermouth.
L’autoctono albana (3%) è uno degli emblemi della viticoltura della collina romagnola. Diverse selezioni clonali hanno individuato una ventina di biotipi, dei quali cinque omologati: albana gentile di Bertinoro, albana della serra – zone di Castel Bolognese e Faenza – albana della bagarona e compadrona – zona di Dozza – e albana della gaiana, nella zona di Castel San Pietro Terme. Vitigno a maturazione media, l’albana può dare vini dolci e secchi, ma soprattutto il famoso Romagna Albana Passito, nel quale esprime al massimo le proprie potenzialità, con colori dorati e ambrati, profumi di miele, albicocche mature, confettura di pesca e note speziate, gusto dolce e vellutato, intenso e con un finale fruttato e speziato.
Con il bombino bianco (0.5%) – qui chiamato mostosa – è prodotto il Romagna Pagadebit o paga debiti, a testimoniare la generosità di questo vitigno, a maturazione tardiva e diffuso quasi esclusivamente in collina. Il vino libera profumi di fiori bianchi, soprattutto di biancospino, e mostra gradevoli note gustative delicatamente erbacee. Diffuso in tutta la fascia appenninica, in Romagna si trova concentrato soprattutto sulle colline di Faenza.
In espansione negli ultimi anni, il pignoletto (0.5%) è usato in prevalenza per la produzione di interessanti vini frizzanti, mentre il famoso, vitigno dal nome originale di cui si hanno notizie già nel Medio Evo, ha rischiato l’estinzione prima di essere riscoperto; oggi mostra buone potenzialità, ed è utilizzato da una decina di produttori per ottenere in prevalenza vini fermi che profumano di fiori bianchi e con un gusto intenso e fresco.
Anche in Romagna sono arrivati da tempo i vitigni internazionali, chardonnay (1.6%), pinot bianco (1%) e sauvignon (0.2%), quest’ultimo diffuso sia in collina sia in pianura, nei terreni sabbiosi più vicini al mare, dove dà di vini molto profumati e sapidi.
I vitigni a bacca nera predominano sul versante collinare, regno incontrastato del sangiovese (28%), secondo vitigno più coltivato, del quale i romagnoli contendono la paternità ai toscani. Vitigno a maturazione media, in questo territorio riesce a esprimere al meglio le proprie potenzialità nella denominazione Romagna Sangiovese, con profumi di viola e frutti di bosco, che si arricchiscono di note tostate e speziate dopo evoluzione. Il sangiovese si esprime in modo diverso nelle varie zone, dando vini vivaci e piacevoli in quelle di Imola e Faenza, più complessi e morbidi in quella di Forlì, più caldi ed eleganti in quella di Cesena e infine più strutturati in quella di Rimini.
Negli ultimi anni si è guadagnata una certa notorietà l’uva longanesi (2.2%), scoperta nella pianura ravennate, a Boncellino nei pressi di Bagnacavallo, che dà un vino intensamente colorato, con profumi di frutti di bosco, amarena e prugna, note speziate e a volte di frutta secca e liquirizia, oltre a una ricca struttura tannica che lo rende adatto a una lunga evoluzione.
Merita una citazione anche il terrano (0.7%), che la leggenda vuole sia stato portato in Romagna dall’Istria in occasione del trasporto delle pietre utilizzate per la costruzione del Mausoleo di Teodorico a Ravenna. Questo vitigno appartiene alla famiglia dei refosco, dà vini fruttati e non dotati di particolare struttura.
Tra gli autoctoni emergenti si segnala il centesimino, un vitigno di nicchia, utilizzato anche per la produzione di passiti, che porta a vini intensi e morbidi, con sentori floreali e delicate note speziate. Seppure in contrazione, una certa importanza è rivestita ancora dal fortana (0.7%) che, come già visto in Emilia, nel Ravennate dà i vini delle sabbie, con buona freschezza e sapidità e delicati profumi vinosi e fruttati.
Il merlot (2.7%) e il cabernet sauvignon (1.2%) hanno trovato un proprio spazio a partire dagli anni ’90, si sono bene acclimatati sul crinale appenninico e permettono di ottenere vini ricchi di colore, con un buon impatto olfattivo, nel quale spiccano sentori di prugne, a volte di frutta secca, e le caratteristiche note erbacee, con una struttura tannica levigata e di buona eleganza.
Le zone vitivinicole
Le Delegazioni di AIS Romagna
L’Associazione Italiana Sommelier è presente in Romagna con 6 delegazioni:
- Faenza
- Forlì
- Imola
- Ravenna
- Rimini
- Cesena