AIS Emilia
La sede AIS in Emilia e le sue delegazioni
Il territorio
Vivace e simpatica come la sua gente e i suoi vini, l’Emilia è una regione operosa ma che sa coniugare i piaceri della vita con l’impegno e il lavoro, che si traducono in frutteti che in primavera colorano la pianura e in un’immagine che esporta alcuni dei marchi più prestigiosi del made in Italy.
- 6 Delegazioni regionali
- xxxxx Soci iscritti
- xxxx Corsi ogni anno
- xxxx Eventi regionali
- xx Bottiglie stappate
- x Nuovi sommelier ogni anno
L’Emilia e il vino
Il vigneto emiliano si estende su oltre 28.000 ettari, localizzati per oltre 2/3 in pianura. Nel 2013 la produzione complessiva di Emilia e Romagna è stata di circa 6.717.000 ettolitri di vino – DOP per il 16.5% e IGP per il 26.5% – con una certa prevalenza di quella emiliana, con circa 3.680.000 ettolitri.
Il panorama ampelografico è ampio e varia in modo significativo da una provincia all’altra, anche se prevalgono nettamente i vitigni a bacca nera con circa il 70% della superficie vitata, tra i quali si ha una netta predominanza delle diverse varietà di lambrusco.
La numerosa famiglia dei lambruschi comprende diverse varietà – salamino, grasparossa, sorbara, marani, maestri, montericco, viadanese e oliva – con caratteri a volte piuttosto differenti, ma sempre prevalentemente utilizzati per produrre vini frizzanti e spumanti, a volte anche amabili. Insieme, i lambruschi rappresentano circa il 34% del vigneto emiliano e sono tendenzialmente dotati di buona o elevata vigoria e di buona capacità produttiva, in genere con maturazione medio-tardiva o tardiva.
Il lambrusco salamino è il più coltivato, soprattutto nella pianura modenese e reggiana, dove dà un vino rosso rubino intenso, con note di more, lamponi, mirtilli, fragoline di bosco e ciliegie, fresco e dotato di buona sapidità. Concentrato nelle aree collinari e pedecollinari del Modenese, oltre che nelle province limitrofe, anche il lambrusco grasparossa offre vini intensamente colorati, con spuma cremosa e purpurea e con note tipiche di more e ribes nero, prugne secche, amarene e viole, buona sapidità e un gusto succoso e fruttato. Sempre nel Modenese, il lambrusco di sorbara è diffuso soprattutto in pianura e nel vino determina un colore rosso rubino più tenue e trasparente, sentori di violetta – il più caratteristico – rose e mirtilli, ribes rosso e nero, un assaggio leggero e delicato, fresco e delicatamente sapido.
Dopo i lambruschi, il vitigno più diffuso è l’ancellotta (13%), a maturazione medio- tardiva, ricco di colore e carattere, soprattutto nel Reggiano e nel Modenese, dove è utilizzato anche per la produzione del famoso Rossissimo, un vino da taglio impiegato in piccole percentuali per migliorare l’intensità del colore dei vini rossi, sia in Italia sia all’estero.
Barbera e croatina – qui chiamata bonarda – rappresentano rispettivamente il 7% e il 5% della superficie vitata e sono diffusi in provincia di Piacenza, dove si sente l’influenza del vicino Piemonte e dell’Oltrepò Pavese.
Sulle colline emiliane, in modo particolare nella provincia di Bologna, è diffuso il sangiovese (3%), che in uvaggio con altri vitigni dà corpo a vini strutturati e con una componente tannica che li rende predisposti all’invecchiamento.
Il fortana o uva d’oro (0.7%) è diffusa nel Ferrarese e nei terreni sabbiosi del litorale – quindi spesso impiantata a piede franco -, dove riesce a esprimersi su buoni livelli qualitativi in un vino rosso piuttosto leggero, anche frizzante, fresco e vinoso, con note fruttate particolarmente gradevoli.
Tra i vitigni a bacca nera meritano di essere ricordati anche il malbo gentile, diffuso nel Reggiano e ottimo per vendemmie tardive, e il marzemino, oltre ad alcuni internazionali come cabernet sauvignon e merlot, che rientrano negli uvaggi di diverse denominazioni e forniscono vini di buona struttura e intensamente profumati, a volte con chiari sentori erbacei. Il pinot nero è presente soprattutto in provincia di Piacenza, dove è vinificato sia in rosso sia in bianco, in quest’ultimo caso soprattutto per la produzione di spumanti metodo Classico.
Il vitigno a bacca bianca più coltivato è il trebbiano romagnolo (9%), che si concentra nella pianura bolognese e nel Ferrarese, dove è utilizzato per la produzione sia di vini fermi, freschi e con profumi garbati, sia per la produzione di vini frizzanti e spumanti, come i meno diffusi trebbiano modenese e montù.
Nelle ultime annate ha assunto una notevole importanza il pignoletto (4.5%), soprattutto nelle province di Bologna e Modena, dove è utilizzato per produrre vini fermi ma soprattutto frizzanti e spumanti, con profumi fruttati e floreali, tra i quali prevalgono le note di biancospino.
La malvasia di Candia aromatica (3.4%) è diffusa nei vigneti delle province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia, ed è spesso utilizzata per l’elaborazione di vini da dessert, delicati e gradevoli, con profumi di frutta e fiori freschi, oltre che per la produzione di intriganti vini secchi.
La zona collinare di Bologna si concentra sull’albana (2.1%), sfruttata principalmente per la produzione di vini passiti molto profumati ed equilibrati.
Nel Piacentino spicca l’autoctono ortrugo (2.1%), utilizzato per la produzione di vini frizzanti immediati e molto accattivanti, con tenui profumi floreali, consumati per lo più in loco.
Le zone vitivinicole
Le Delegazioni di AIS Emilia
L’Associazione Italiana Sommelier è presente in Emilia con 6 delegazioni:
- Ferrara
- Modena
- Parma
- Piacenza
- Reggio Emilia
- Bologna
- 22 Sedi regionali
- 146 Delegazioni regionali
- 40.000+ Soci iscritti
- 1.000 Corsi ogni anno
- 2.000+ Eventi all’anno
- 150.000+ Bottiglie stappate
- 100 Banchi d’assaggio
- 16 Concorsi