Il primo corso sommelier
Nel 1968 a Milano, presso il Politecnico del Commercio, nella stessa sede di viale Murillo che ospitava anche l’Associazione degli Enotecnici Italiani e il loro laboratorio, prese il via il primo corso sommelier, un corso di qualificazione professionale. Era la prima volta in Italia e l’AIS si trovò a dover creare ex novo una didattica e una disciplina di studio per l’aspirante sommelier, poiché il nostro Paese non poteva vantare una tradizione consolidata da cui attingere il lessico vitivinicolo. I primi testi furono redatti da Luigi Marinatto, segretario dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, e da Franco Tommaso Marchi, personalità insigne dell’enogastronomia e tra i protagonisti nella vita dell’AIS.
La rigorosa formazione didattica è stata un punto fermo dell’Associazione sin dal primo corso sommelier, e ribadita a chiare lettere nello Statuto approvato dall’Assemblea generale dell’AIS al Congresso di Firenze del novembre 1969. Ancora oggi lo scopo primario dell’Associazione è “qualificare la figura e la professione del sommelier, nonché valorizzare la cultura del vino e dell’enogastronomia. Essa pertanto svolgerà ogni attività di carattere culturale, didattico e editoriale, per propagandare la conoscenza e il consumo del vino e di altre bevande alcoliche e per valorizzare l’enogastronomia italiana in Italia e all’estero, curando direttamente e nelle opportune sedi la preparazione professionale dei sommelier e del personale docente“.
Sin dal primo corso sommelier, i diplomati diventeranno sempre più richiesti per verificare la qualità dei vini ma soprattutto per raccontarli al pubblico. Già allora nella ristorazione si cercava personale capace di dialogare con i clienti e di evidenziare il crescente livello qualitativo delle nuove tipologie. Il processo di acculturamento degli addetti ai lavori stimolò una generale evoluzione del gusto nei consumatori.